Dott.ssa Adelia Natali

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Congresso Bruxelles

Il caso, l'istituzione e la mia esperienza della psicoanalisi              

Introduzione alle simultanee cliniche di PIPOL 6

(Versione breve)

L’istituzione è una manifestazione del discorso del padrone. Il paradigma antico dell'istituzione è l'Edipo familiare1. Però Jacques-Alain Miller, appuntando sul mondo contemporaneo l'espressione Dopo l'Edipo, ci porta ad allargare la nostra griglia di lettura delle istituzioni sociali o di cura. Dopo l'Edipo, altre etiche sono venute a orientare le istituzioni, supplendo alla fragilizzazione del legame familiare e occupando il posto lasciato vacante dal padre. In questo nuovo paesaggio istituzionale, i casi più fortunati sono quelli che si fanno orientare dalla psicoanalisi.

Nel Campo freudiano, la questione del modo in cui la psicoanalisi è presente in un'istituzione, viene studiata da molti anni. Ci si accorge che il praticante che ha l'esperienza della psicoanalisi ha molto spesso un rapporto giusto e un saper fare inedito con il reale della clinica. Nel corso delle simultanee di PIPOL 6 vogliamo esplicitare questo punto.

A proposito del discorso e della lingua in istituzione

L'orientamento della psicoanalisi in istituzione passa attraverso uno sforzo di dire bene, dire meglio, dire in modo diverso. Invece di “ruba di continuo” si preferisce: “decompleta l’Altro”. Invece di “è molto violento” si preferisce: “passa spesso all’atto”, essendo il passaggio all’atto una parola che, non potendosi dire, passa nel “fare”. Invece di “è iperattivo”, si preferisce: “il godimento fa ritorno nel corpo”.

Questo sforzo di strappare il discorso interno all’istituzione dalle coordinate immaginarie, educative o "scientifiche" dell’evento clinico, allo scopo di localizzarlo nella struttura, non è un semplice umanesimo benintenzionato perché, quando si dicono le cose diversamente, le si modifica. Alla lunga queste formule diventano un linguaggio istituzionale che determina una politica dell’istituzione di fronte al reale della clinica. Al tempo stesso, un praticante che ha l’esperienza analitica reinventa ogni volta, in funzione del caso, un ben-dire inedito che si discosta dal linguaggio istituzionale comune, qualunque esso sia.

Da dove proviene questa capacità d’invenzione ?

Poiché fa la lettura della propria lalingua nella sua esperienza della psicoanalisi, il praticante è disponibile anche a lalingua di un altro. Egli legge, nella narrazione del soggetto, ciò che è scritto al di là dello schermo del linguaggio. Questa lettura del linguaggio più privato del soggetto permette al praticante di rispondere in modo inventivo, al di là del linguaggio istituzionale.

L'istituzione come canovaccio della lettera

Per leggere lalingua non sempre è necessario questo sforzo di passare attraverso la narrazione del soggetto, poiché lalingua può essere a cielo aperto. In questo caso il praticante s'intromette in questa lalingua partecipandovi e incoraggiando il soggetto a elaborare un lavoro della lettera e arricchire così la sua lalingua, senza insistere nel comprendere e senza precipitarsi ad applicare un senso su questo linguaggio privato. Tutti gli elementi della struttura istituzionale sono a disposizione per mettere all'opera questo lavoro della lettera: gli spazi, i corridoi, gli uffici, le porte, i veicoli, le attività, gli ateliers, ecc ... Questo partenariato “soggetto-praticante” può allora disegnare dei circuiti pulsionali e circolarvi, bordare un godimento impazzito che dilaga tutt’attorno, pluralizzare un Altro persecutore e troppo consistente, condensare fuori corpo un godimento che invade il soggetto, fare l’ incontro con uno sciame di significanti che permettono al soggetto di avviarsi nella direzione di un sintomo singolare.

Dalla lingua privata alla lingua pubblica

Ma non c’è solo la lettera. In altri casi, il legame di lavoro si tesse strappando il soggetto dalla dimensione autistica della sua lalingua allo scopo di riversarla nel linguaggio. È un’applicazione del principio lacaniano che concerne i bambini autistici: “c’è sicuramente qualcosa da dire loro”2 . Questo principio viene così esteso al di là dell’autismo stricto sensu verso la dimensione autistica di ogni soggetto. In effetti si tratta di parlare con chi non si rivolge all’Altro, introducendo lalingua nel dialogo. Il praticante sottomette allora al soggetto l’ipotesi di un Altro del codice. Il soggetto dice: “aïne né ka la audornuit?“ e il praticante gli risponde : “ma si, Nadine è qua oggi, è in cucina”3. La sostanza istituzionale non serve qui da canovaccio per tracciare la lettera, ma offre una materia alla costruzione di un Altro.

Uno degli elementi principali di questa costruzione è la riunione d’equipe. Essa opera come un al di là del praticante a cui quest’ultimo può fare riferimento. Se ogni seduta analitica implica la presenza dell’Altro del linguaggio come terzo, la riunione dà spesso a questo terzo la consistenza necessaria nel lavoro istituzionale. Questo luogo d’al di là in cui la parola s’incarna in più voci che si confrontano, alleggerisce il peso del rapporto immaginario tra il praticante e il residente, forgiando una forma di dialettica tra le certezze.

Avere l’esperienza della psicoanalisi

Occorre avere l’esperienza della psicoanalisi, abbiamo detto, per leggere lalingua, prima la propria, poi quella di un altro. Aggiungiamo: occorre anche fare l’esperienza del proprio godimento per poterlo maneggiare nell’incontro con l’altro senza passare per il padre, la castrazione, la giustizia, la morale. Occorre passare dal divano per sapere intimamente che il sembiante ha degli effetti reali, anche se non è che verità e menzogna. E anche: occorre conoscere il divano per fare a meno degli ideali di un'istituzione e al tempo stesso servirsene.

Eppure il saper fare del praticante non è stabilito. Finché l’analisi non è finita, questo sapere non si sa, però penetra sia dentro il sapere che si elabora nell'istituzione che nella dottrina psicoanalitica in generale.

Ebbene, l’audace progetto delle simultanee di PIPOL 6 sarà quello di avvicinare, attraverso i vari dire, questo punto indicibile, mettendo in evidenza il triangolo che si forma tra il caso, l’istituzione e l’esperienza della psicoanalisi del praticante. Alcuni praticanti analizzanti, analisti o no, parleranno, a partire da un caso, del modo in cui hanno potuto appoggiarsi sulla propria esperienza della psicoanalisi per leggere lalingua, sostenerla, riversarla nel linguaggio pubblico e maneggiare il discorso dell’istituzione per estrarre e sostenere le soluzioni inventive del soggetto.

Gil Caroz

Direttore del Convegno

EuroFederazione di Psicoanalisi

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