Dott.ssa Adelia Natali

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che cos'è l'autismo?

Che cos'è l'autismo?



L’autismo è fondamentalmente una forma particolare di situarsi nel mondo e di costruirsi una realtà.
Associato o no a delle cause organiche, l’autismo è riconoscibile dai sintomi che impediscono o pongono delle serie difficoltà al bambino nel suo processo di entrata nel linguaggio, nella comunicazione e nel vincolo sociale.
Le stereotipie, le ecolalie, l’assenza di linguaggio, i soliloqui, l’aggressività rivolta su di sé, l’insensibilità al dolore o l’assenza di sensazione del pericolo sono alcuni dei sintomi che mostrano l’isolamento del bambino o dell’adulto dal mondo che lo circonda e la sua tendenza a bastare a sé stesso.


Quando si iniziò a parlare di autismo?
Da Jean Itard, che nel 1801 condusse una descrizione del bambino selvaggio, a Eugen Bleuler, il quale nel 1901 lo mise in relazione allla schizofrenia, fino a Leo Kanner che realizzò nel 1943 una descrizione dettagliata degli items caratteristici, e Hans Asperger che si concentrò su un altro tipo di autismo, chiamato a volte autismo intelligente, i tratti caratteristici dei bambini autistici sono per lo più simili.


Quali sono i sintomi?
I principali sintomi sono:
- Isolamento dal mondo esterno e rifiuto del contatto con gli altri (tanto al livello della voce come dello sguardo)
- Disturbi del linguaggio che possono variare da un'assenza totale della parola ad un chiacchierio incomprensibile, un soliloquio o un modo di parlare che non entra in un dialogo e nemmeno si rivolge a qualcuno
- Assenza di interazione con gli altri
- Assenza di gioco simbolico
- Stereotipie
- Rituali
-Timore dei cambiamenti e insistenza nel mantenere una immobilità di tutto ciò che lo circonda.



Che valore dare a questi sintomi?
Che cosa farne, oltre al fatto che sono un segnale d’allarme per chiederci che cosa sta succedendo a questo bambino?
Considerare questi tratti come segnali di un ritardo nello sviluppo o di una patologia, ci porterebbe ad un riduzionismo. Ci condurrebbe a considerare l’autismo come una deficienza o come una malattia che rivela una deficienza a diversi gradi. E’ per questo che molti trattamenti si riducono anche a dei programmi intenzionati unicamente a colmare delle supposte deficienze. Tali trattamenti hanno come obiettivi di “insegnare” al bambino autistico a saperci fare con gli ideali della normalità. In questo senso, non c’è dubbio che i metodi cognitivi - comportamentali vanno in questa direzione e, probabilmente, sono quelli che si sono maggiormente dedicati a raggiungere questi obiettivi di rieducazione.
Invece, la psicoanalisi lacaniana pensa che il bambino autistico debba essere trattato tenendo conto dei suoi sintomi per chiedersi che cosa gli stia succedendo e del perchè del suo comportamento.



Che disciplina o chi sono le persone che si occupano di capire il bambino autistico?
Inoltre, colui che non obbedisce alla normalità è necessariamente deficitario? Noi, psicoanalisti lacaniani, consideriamo che non è cosi: l’autismo è una forma particolare di situarsi nel mondo ed è precisamente questo che dobbiamo contemplare per orientare il trattamento clinico adeguato.



Quali sono le cause?
Attualmente le aree di ricerca scientifica sulle cause dell’autismo sono di tipo fisiologico. Esistono varie ipotesi sulle quali si stanno facendo ricerche. Le principali sono: disturbi nelle aree cerebrali, disfunzioni genetiche, conseguenze dei metalli pesanti all’interno dell’organismo, intolleranze alimentari e asintomatiche.
Ciononostante, per il momento non c’è nessuna causa determinante nè conclusiva che derivi dall’insieme di queste ricerche scientifiche, benché molte risorse abbiano come obiettivo la ricerca di una causa genetica o fisiologica. In altre parole nessuna ricerca scientifica ha potuto, fino adesso, stabilire l’etiologia dell’autismo.
La posizione della psicoanalisi lacaniana è chiara su questo punto: chiedersi la causa non spiega in che consista essere un soggetto autistico, e non considera i sintomi autistici come la conseguenza di un deficit che debba essere rieducato, né l’espressione di una malattia. Per la psicoanalisi lacaniana, la domanda fondamentale mira a sapere qualcosa di più su ciò che implica essere una persona affetta da autismo.



Come vivono il bambino o l’adulto autistici?
Come si organizza la realtà che lo circonda?
Come convive con gli altri?
 
Poter rispondere a queste domande ci avvicinerà a capire le persone con autismo e così dar loro la possibilità di mettere in relazione i due mondi: il suo e il nostro.
Sappiamo che ciò che caratterizza l’essere umano è la dimensione di un linguaggio simbolico (non fatto di segni ma di simboli), a partire del quale egli può stabilire alcune coordinate simboliche che conferiscono un senso al mondo che lo circonda e che gli permettono così di situarcisi. Queste coordinate simboliche fanno sì che si uniscano le immagini, le cose e le parole.
In questo modo, noi, esseri umani, organizziamo il mondo esterno, vale a dire situiamo uno spazio e un tempo, uno interno e uno esterno, uno prima e uno dopo; in questo modo costruiamo anche un'idea del nostro corpo, localizzando i suoi limiti e differenziandolo da quello degli altri. Sono anche queste coordinate simboliche che ci permettono di situare il dolore, il piacere, il malessere e l’angoscia; differenziare l’io dal tu; i nostri pensieri da quelli degli altri, ciò che pensiamo e ciò che ascoltiamo. In questo modo, costruiamo la realtà che, per l’essere umano, non è mai scontata, come il soggetto autistico ci insegna. E’ attraverso l’uso delle parole o di diversi elementi simbolici (il linguaggio dei sordi per esempio) che accediamo a un discorso su tutte queste cose, a pensarci e a parlarne con gli altri.

Appello sull'Autismo. Firma la petizione.

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